STRATEGIE D’INTERVENTO
Le trasformazioni socioculturali delle forme familiari nell’attuale contesto sociale hanno determinato l’emergere di nuove condizioni di vita con una ridefinizione della stessa relazionalità familiare. I dati più recenti dell’ISTAT segnalano la crescita del fenomeno delle separazioni e dei divorzi; oggi in Italia, il 25% delle coppie si separano. Il divorzio così come definito dalla letteratura, è un fenomeno che determina un processo trasformativo nel tempo. Ove, se da un lato viene riattualizzata la rappresentazione del legame individuale nelle sue connessioni con il passato, e quindi, con i suoi aspetti transgenerazionali; dall’altro, come fine (conclusione) di una relazione, rimanda al suo principio e cioè, a quanto a tale relazione era stato affidato in termini di bisogni, attese, appartenenze. Sul piano psicologico individuale, la rottura del legame coniugale costella anche, una ridefinizione dell’identità dei membri della coppia intesa sia come identità sociale che identità personale. Sul piano psicologico, affrontare lo scioglimento di un legame, quale quello coniugale strutturante per l’identità della persona, evoca processi complessi. Le dinamiche famigliari si intrecciano e condizionano la relazione con il figlio e rischiano di esporre il bambino a quanto non elaborato all’interno della coppia genitoriale: per i pazienti in età evolutiva si configura un fattore di rischio psicopatologico. In tale ottica il progetto finanziato dalla Regione Lazio ha vito la costituzione di un gruppo terapeutico per genitori separati. Attualmente il gruppo, che si configura come gruppo semi aperto, è costituito da 6 componenti :4 donne e 3 uomini , condotto da una coppia terapeutica. Ha una frequenza settimanale, e gli incontri hanno la durata di un ora e mezzo. Il lavoro si e proposto come principale obiettivo di svolgere una funzione sia preventiva che terapeutica per genitori e indirettamente per i bambini. Infatti, sostenendo i genitori nella fase di rielaborazione delle loro relazioni di attaccamento, si facilita lo svincolo dei figli dalle richieste di alleanza e dai tentativi di strumentalizzazione a cui vengono esposti nelle situazioni di separazioni conflittuali, che se durature, costituiscono una condizione di rischio evolutivo. L’obiettivo che si è cercato di raggiungere è quello di portare i pazienti a superare la fase conflittuale ed attivare una dinamica di relazione più negoziabile . La dimensione gruppale di lavoro, da noi scelta , viene a soddisfare il bisogno di appartenenza riducendo il senso di isolamento spesso lamentato dai pazienti, inoltre consente più facilmente una rapida messa in gioco delle dinamiche familiari, attraverso le proiezioni sui componenti del gruppo ( come rappresentanti delle figure interne), il rispecchiamento reciproco , l’assunzione di ruolo nella rete relazionale tra i vari componenti, i quali condividono l’esperienza della separazione. Il gruppo come rappresentazione del “gruppo famiglia” consente più facilmente di accogliere ed elaborare il “movimento regressivo” e la dipendenza esperita dai genitori separati che nel cambiamento di status , riassumono il ruolo di figlio rispetto alla loro famiglia d’origine, sperimentando una sorta di “opacamento” della propria funzione genitoriale.
VALUTAZIONE DEL RISCHIO PSICOPATOLOGICO FAMIGLIARE ATTRAVERSO I TESTS
Il progetto ha visto, inizialmente la difficoltà relativa alla pubblicizzazione dell’iniziativa e poi della situazione epidemica. In ogni caso è stato possibile incontrare una ventina di genitori, con i quali è stato possibile effettuare dei colloqui di valutazione e poi somministrare una batteria di test. Una batteria di tests e questionari somministrati ai genitori ( MMPI; SCL 90).
Risultati: dai colloqui emerge una certa difficoltà di assumersi la responsabilità dell’evento separazione da parte di un partner della coppia , in più casi i padri. E’ emerso per lo più, una narrazione della relazione confrontata spesso con quella della famiglia d’origine, idealizzata e proiettata come sogno individuale sulla relazione interrotta. È emerso inoltre che i disagi che i genitori osservati manifestano, oltre che reattivi alla situazione attuale, hanno anche a che fare con una certa immaturità emotiva, che in alcuni casi struttura un vero disturbo psicopatologico. L’MMPI mostra, che nel campione osservato, sono evidenti alcune aree di disagio relative ai seguenti tratti di personalità più frequentemente e elevate; cioè: la paranoia, la depressione, la psicoastenia, e la deviazione psicopatica. Per quanto riguarda l’SCL90, i valori medi di 6 scale su 9 sono superiori al cut off (cut off >60). Solo il 22% dei pazienti presenta tutte le scale nei limiti della norma; e addirittura il 37% presente più di 5 scale con valori superiori al cut off. Le scale più di frequente elevate sono quelle della depressione (63%) e del disturbo ossessivo compulsivo e dell’ansia (55,6%). Risulta, in modo evidente dalla ricerca, che la sofferenza dei figli rappresenta per i genitori, spesso il luogo del conflitto. Quindi, il sintomo del figlio ha per lo più a che fare con la proiezione e lo spostamento dell’ ansia dei genitori relativa alla propria difficoltà di separazione . Il distacco appare talora non elaborabile perché non c’è il riconoscimento del legame nella relazione di coppia e in diversi casi, sembra, non essere avvenuto a nessun livello l’incontro con l’altro.