27 febbraio 2021 – 10 luglio 2021 Dott.ssa Sandra Salvati
INTRODUZIONE
Fonti internet
SKyTg24 il 29 agosto 2021: femminicidi, nel 2021 in Italia già uccise 65 donne: 46 da partner o ex.
La Trasmissione Amore Criminale va in onda su RAI3 da marzo 2007 racconta storie di donne vittime della violenza maschile.
Si può uccidere per amore? Ancora si dice l’ha ammazzata per gelosia, lui ha avuto un raptus e tutta una serie di frasi fuorvianti.
Da anni sono state effettuate ricerche sulla tipologia che caratterizza la struttura di personalità degli uomini maltrattanti.
Si è iniziato a studiare il fenomeno dei maltrattamenti in famiglia partendo dallo studio della relazione all’interno della coppia, le caratteristiche della vittima e del carnefice, su quali meccanismi patologici la coppia si forma e perdura nel tempo.
TEORIE DI RIFERIMENTO
FREUD teorizzò l’esistenza nella persona di 2 tipi di pulsione: la pulsione sessuale e la pulsione aggressiva, da cui secondo Freud scaturisce il conflitto psichico e la formazione della struttura psichica. In base alla teoria pulsionale l’individuo è visto come un soggetto isolato mosso dalle sue pulsioni verso una meta, un oggetto e uno scopo. Le relazioni che il soggetto crea sono il mezzo affinché la pulsione arrivi ad una meta e raggiunga il suo scopo.
M. KLEIN introdusse la teoria delle relazioni oggettuali, diede maggior valore al concetto di oggetto, parlo di oggetto interno o interiorizzato. L’oggetto diventa l’Altro all’interno della relazione diventa un soggetto, uno dei due poli della relazione. Nel 1949 teorizzò l’identificazione proiettiva come una fase nella posizione schizo-paranoidea del bambino. È un meccanismo di difesa in cui parti del sé vengono scisse in buone e cattive, quest’ultime non accettabili vengono proiettate sull’oggetto amato che, nel caso del bambino, può essere la madre nel caso della coppia, il partner.
MONTECCHI afferma che la scelta del partner è strettamente correlata alla storia individuale transgenerazionale e familiare di ciascun individuo soprattutto del rapporto con i genitori. Il partner scelto è una persona in grado di impersonare un ruolo già impersonato nella famiglia di origine. Ancor prima di incontrarsi i due della coppia hanno già dentro di sé l’altro che incontreranno, l’innamoramento rappresenta una identificazione proiettiva di immagini, desideri che il soggetto attribuisce all’altro, che trasferisce all’altro che è inconsapevole di riceverli. Il rapporto con il partner favorisce la rielaborazione del legame di attaccamento infantile dove però ciascun membro della coppia, a differenze del bambino, può prendersi cura reciprocamente dell’altro.
ENID BALINT (1993) ha riscontrato nell’attività clinica la coazione a ripetere dei fallimenti al fine di porvi rimedio. Nel matrimonio la persona cerca una soluzione ai suoi problemi intimi e primitivi, particolarmente per quelli che pensa di non poter comunicare socialmente.
RACAMIER introduce il concetto di ingranamento per definire una particolare modalità di relazione tra 2 persone per la quale ogni cosa pensata, fantasmata, desiderata, voluta dall’una trova immediata risonanza nell’altra. Questa modalità rientra in un determinato funzionamento psichico caratterizzato da un doppio intreccio tra l’intrapsichico e l’interattivo. L’Io di ciascun protagonista è fortemente coinvolto nella relazione di ingranamento, tale relazione porta una dipendenza, la presenza di un dominatore e di un sottomesso, una persona che agisce ed una che riceve, naturalmente l’ingranamento si perpetua nel tempo ma per paradosso non si comprende la sua origine all’interno della relazione, sia nella coppia che in una famiglia tale meccanismo può rimanere silente e manifestarsi in situazioni critiche. La seduzione narcisistica mette in moto i meccanismi dell’ingranamento che si alimentano sull’identificazione proiettiva, identificazione introiettiva, subentra la negazione della propria realtà psichica che è collegata alla negazione dell’autonomia, l’ingranamento è un ostacolo al riconoscimento delle differenze. È importante valutare sia nel caso di una famiglia che di una coppia se il meccanismo dell’ingranamento lascia spazio ad altri stili, ad altre modalità di funzionamento e di relazione. L’ingranamento si attiva solo tra certe persone, in certi momenti, davanti ad alcune stimolazioni, altrimenti resta latente, addormentato.
ASPETTI PSICODINAMICI DEL FENOMENO
Diversi autori negli anni hanno posto l’attenzione su gli aspetti psicodinamici implicati nella relazione dove è presente un maltrattamento all’interno della coppia. È stata studiata la personalità dell’uomo che maltratta la compagna e i meccanismi alla base di tale comportamento e si è cercato di studiare e capire la difficoltà della donna di porre fine alla relazione con il suo persecutore.
STRUTTURA DI PERSONALITÀ DEL MALTRATTANTE
Gabbard (1989) ha teorizzato l’esistenza di 2 tipi di narcisisti entrambi accumunati da una grave difficoltà nell’area dell’identità personale e nella regolazione dell’autostima:
il narcisista a pelle spessa o overt o il cosiddetto inconsapevole è colui che per fronteggiare le ferite narcisistiche utilizza il meccanismo della formazione reattiva, diventa arrogante, aggressivo, esibizionista. Desidera essere considerato speciale, ha bisogno di ammirazione, prova sentimenti di noia e di vuoto, sfrutta il partner, manipola, seduce intimorisce, non parla ma pontifica.
il narcisista a pelle sottile o covert o ipervigile ha un senso di vulnerabilità e fragilità, di costante preoccupazione per le proprie offese narcisistiche. Molto sensibile al giudizio altrui che idealizza e ogni minima critica è un’offesa e si sente ferito, è inibito e timido, sfugge i rapporti sociali soffre di inadeguatezza.
I punti in comune nei 2 tipi di narcisisti:
– Incapacità di amare, gli altri sono oggetti da usare
– Mancanza di empatia
– Incapacità di provare sia rimorso che gratitudine
– Mancanza di senso di colpa sostituito dalla vergogna che è autoreferenziale, si vergogna per la propria inadeguatezza
– Incapacità di chiedere scusa e ringraziare
Alcuni studi hanno posto l’attenzione se il narcisismo è da attribuire a fattori innati o ambientali. Kohut (1969, 1971) considera il narcisismo dovuto a una carenza nel rapporto genitori-bambino e un conseguente arresto evolutivo. L’aggressività sarebbe secondaria ad una ferita narcisistica.
Kernberg partendo da una visione di tipo strutturale, ipotizza soprattutto nei narcisisti grandiosi la presenza di una forte pulsione aggressiva congenita, sottolineando l’invidia e l’aggressività come primarie.
È stato fatto notare che le 2 visioni divergenti sull’argomento nascono dal diverso tipo di pazienti che hanno preso in considerazione: Kohut ipotizzava un narcisista più depresso più covert, mentre Kernberg il tipo più arrogante, il tipo overt.
Attualmente gli analisti che lavorano basandosi su una prospettiva relazionale propendono per una visione ambientalista, considerando l’aggressività come il prodotto del fallimento relazionale, del mancato attunement tra cargiver e bambino.
Lingiardi (2000) ipotizza che le manifestazioni aggressive sono il risultato del fallimento della funzione difensiva dell’aggressività, utile per la sopravvivenza, che si trasforma in funzione maligna.
MECCANISMI NELLA CONFLITTUALITÀ DI COPPIA
MELTZER ipotizza che la sofferenza mentale, se non è percepita viene evacuata sull’altro. Avviene uno spostamento inconscio, si riscontra il cosiddetto meccanismo dell’evacuazione dove vittima e aggressore hanno rapporto di dipendenza.
RACAMIER (1992) usa il concetto perversione narcisistica attribuendole un carattere difensivo, il trionfo sull’oggetto serve a negare il bisogno di quest’ultimo e la dipendenza da esso.
PANDOLFI (1999) e FILIPPINI (2005) utilizzano il termine perversione relazionale. Il termine perversione è stato utilizzato nel significato di atti o comportamenti o stili di relazione che determinano una deviazione, un mutamento che deteriora, guasta la relazione. Le perversioni relazionali sorgono sul terreno della struttura narcisistica della personalità.
MASUD KHAN (1974) ha introdotto il concetto di trauma cumulativo, ovvero eventi traumatici ripetuti che hanno luogo tra bambino e caregiver, starebbero alla base della perversione, quest’ultima diventa una difesa; il soggetto perverso ha bisogno di avere il controllo della relazione e non è capace di reciprocità. Il perverso ha bisogno di negare la separatezza e l’esistenza autonoma dell’altro. È stato osservato ad esempio che l’adolescente violento è violento per una difficoltà traumatica transgenerazionale, il genitore inconsapevolmente trasmette al figlio il proprio trauma non elaborato ed il figlio adolescente lo mette in atto.
M.F. HIRIGOYEN (2000) ipotizza che la perversione non nasce da un disturbo psichiatrico, ma da una fredda razionalità associata all’incapacità di considerare gli altri come esseri umani. Può succedere che un individuo si accanisca contro una persona mettendo in atto attacchi perversi attraverso manovre ostili nascoste o palesi fino ad arrivare a una distruzione psicologica dell’altro. Il perverso non si mette mai in discussione è bloccato in questa modalità di relazione. Anche per questa psicanalista la violenza perversa nelle famiglie si trasmette da una generazione all’altra. Per il perverso l’amore deve essere separato e attorniato da odio, non può vivere il conflitto nella propria interiorità deve espellerlo, collocarlo su qualcun altro per questo non molla mai la sua preda, è convinto di avere ragione, non ha scrupoli né rimorsi. La perversione crea danni importanti nelle famiglie, spezza i legami e distrugge ogni individualità, il perverso maschera molto bene la sua violenza e spesso riesce a dare un’ottima immagine di sé.
MEZZI UTILIZZATI DAL PERSECUTORE
GASLIGHTING un comportamento messo in atto per far sì che la persona/vittima dubiti di sé stessa e dei suoi giudizi di realtà, che cominci ad essere confusa e ha paura di impazzire.
CINISMO per il persecutore non esiste nulla di buono nell’umanità ed in particolare nel suo interlocutore.
COSTRUIRE UNA TELA DI RAGNO dove la vittima viene immobilizzata e questo avviene attraverso 3 fasi: – Seduzione narcisistica sfruttando gli istinti protettivi degli altri il narcisista va alla ricerca nell’altro dell’unica immagine da cui è affascinato: l’immagine piacevole di sé stesso. Lo scopo è guadagnare il desiderio altrui per incorporare l’altro e distruggerlo.
– Influenzare l’altro spingendolo a pensare e comportarsi in maniera diversa da prima.
– Condizionare far credere all’altro che è libero ma in realtà il condizionare presenta 3 dimensioni: è un atto di appropriazione, di dominanza, lo scopo è lasciare un’impronta, un segno nell’altro, il potere esercitato dal persecutore spinge l’altro ad ubbidire diventando dipendente. Lo scopo è neutralizzare il desiderio dell’altro che verrà distrutto, facendogli perde la capacità critica e portandolo all’isolamento.
COMUNICAZIONE PERVERSA si riscontra nel non utilizzare una comunicazione diretta, rifiutare il dialogo, l’altro non esiste. In questo tipo di comunicazione bisogna impedire all’altro di pensare, di capire e di reagire, il discorso è sempre tortuoso, senza spiegazioni. Si riscontrano le seguenti caratteristiche:
– Travisare il linguaggio: voce fredda, priva di affettività, sms vaghi ed imprecisi
– Mentire verità o bugia poco importa, è vero quello che dico in quel momento, c’è una confusione permane tra verità e menzogna
– Sarcasmo, derisione, disprezzo
– Uso di un gergo tecnico, astratto, dogmatico per coinvolgere l’altro in argomenti che lui non capisce. Le cattiverie, le verità che fanno male, le calunnie, le menzogne nascono dall’invidia.
– Usare il paradosso: usare un messaggio esplicito che contiene uno sottinteso di cui l’aggressore nega l’esistenza. Bloccando la comunicazione con un messaggio paradossale, il perverso narcisista mette il soggetto nella condizione di non poter rispondere in maniera appropriata perché non capisce la situazione.
PROCESSO DI DEMANTALIZZAZONE attraverso
– Squalificazione: nel tempo la vittima si convincerà di non valere.
– Dividere et impera: il perverso è bravo a mettere una persona contro l’altra, provoca rivalità e gelosie e lui rimane a guardare. Nelle aziende si riscontra spesso un individuo contro un altro, attraverso pettegolezzi, sottintesi, privilegi accordati a un lavoratore a svantaggio di un altro
– Imporre il proprio potere: il perverso è detentore della verità e impone un meccanismo fondato sulla paura e che mira ad ottenere un’obbedienza passiva. La relazione si basa sulla dipendenza che viene attribuita alla vittima ma è il perverso a proiettarla sulla vittima. Si accetta per paura dell’abbandono e la vittima non riesce più a concentrarsi quando c’è il persecutore.
Nella violenza perversa il conflitto non è mai un conflitto aperto, il comportamento del perverso è ingannevole e mascherato sotto una finta dolcezza, se la vittima si oppone al condizionamento e prova a sfuggirgli il persecutore prova paura, rabbia, rafforza i suoi comportamenti, scatena la sua violenza per bloccare, far tacere la vittima, tutto quello che era nascosto emerge.
La violenza diventa ripetitiva nel tempo, anche se il perverso sa dosare i suoi attacchi, egli cerca di spingere la vittima ad agire contro di lui per poterla umiliare e renderla responsabile della crisi e farla diventare cattiva.
Alcuni studi, anche in campo internazionale, hanno messo in luce l’esistenza della cosiddetta luna di miele, ovvero un periodo di quiete tra un attacco e l’altro, ciò disorienta ancora di più la vittima perché durante il suddetto periodo si illude che il conflitto sia finito.
L’errore è di ipotizzare che l’amore si trasformi in odio, in realtà non c’è mai stato amore, l’invidia iniziale si trasforma in odio.
I perversi narcisistici si nutrono dell’energia di chi subisce il loro fascino, sono persone vuote, e nutrono una fortissima invidia di ciò che un altro individuo può avere a livello interiore, invidiano la riuscita degli altri perché si trovano davanti al loro fallimento. Il perverso assorbe la positività dall’altro su cui riversa in seguito la sua negatività. Svalutare l’altra serve come meccanismo di difesa contro l’invidia, è sentire intollerabile la propria “piccolezza” davanti all’altro che è migliore di lui e quindi l’altro deve essere distrutto per non essere più fonte di frustrazione. Il maltrattante nella coppia odia ciò che di buono l’altro ha dentro di sé e mette nel rapporto, ciò fa scattare l’aggressività; per riconoscere la bontà dell’oggetto si deve tollerare la dipendenza da quell’oggetto e la conseguente paura dell’abbandono; l’altro deve essere bloccato, isolato, gli si altera l’esame di realtà, la capacità di pensare.
LE CARATTERISTICHE DELLA VITTIMA, PERCHÈ NON SI SOTTRAE?
Il matrimonio è una relazione terapeutica naturale attraverso:
Contenimento e Integrazione di aspetti di Sé ; se il rapporto dà la possibilità di riconoscere e bonificare gli aspetti disturbanti o comunque respinti
Scissione e negazione di qualcosa di doloroso e disturbante, ogni membro inconsciamente può assegnare all’altro un ruolo nel tentativo di attualizzare una relazione fantasticata di cui è portatore.
La violenza perversa all’interno di una coppia mette la vittima a confronto con le proprie carenze, con i traumi dimenticati dell’infanzia. Si può ipotizzare che la perdita del compagno maltrattante determinerebbe l’emergere di un vissuto depressivo che sarebbe più intollerante del maltrattamento stesso. La vittima non è in sé masochista o incline alla depressione, i perversi sfruttano la parte depressiva o masochista che è in lei. La donna investe molta energia nel rapporto maltrattante, metti in atto tanti sforzi ed impegni interrompendo il rapporto rischierebbe di sentirsi svuotata, dopo tanta fatica si ritroverebbe un pugno di mosche in mano, spesso si riscontra nella donna una testarda disperazione a non voler vedere altre soluzioni. La psicanalista Nancy Mc Williams (1994) afferma che la donna non prova piacere ad essere picchiata. “[…] le sue azioni tradiscono la convinzione che la sopportazione della violenza le consentirà di ottenere uno scopo che giustifica la sofferenza o le eviterà una situazione ancor più dolorosa. […] la donna continua a comportarsi come se il proprio benessere dipendesse dalla sopportazione dei maltrattamenti.”
La donna continua a subire nel tempo rimanendo nella relazione per i seguenti motivi:
– Ha una personalità dipendente e un forte senso di insicurezza
– E come se una parte di sé lo volesse, rimane attaccata alla sua parte debole, per sopravvivere mantiene la parte debole da umiliare
– Cerca una sopravvivenza della sua mente identificandosi con l’aggressore, non è capace ad opporsi, si mantiene umiliata nel tentativo di far sopravvivere la propria mente
– Evidente è il meccanismo dell’identificazione proiettiva
– Il percorso evolutivo di chi diventa vittima mostra un vissuto di non tutela nell’incesto. La barriera violata caratterizza la vittima, una mancata protezione genitoriale ha comportato la violazione dei confini – Un’ osservazione basata sulla clinica (Filippini 2014) ha evidenziato uno spostamento del limite del possibile ovvero dal primo atto di violenza, tale comportamento continuerà nel tempo perché è stato infranto il limite di ciò che i partner considerano consensualmente e tacitamente lecito nel rapporto, nel tempo la violenza aumenta in assenza di un limite certo.
– Isolamento e segreto sono 2 condizioni in cui la vittima si ritrova a vivere, il segreto aumenta la vergogna, la donna cerca di proteggere ad esempio i genitori, i figli attraverso il segreto, mantiene la sua parte umiliata, l’isolamento aumenta sempre di più anche perché spesso amici e parenti non si vogliono immischiare.
– La vittima è in preda al dubbio e prova un alienante senso di colpa, una volta assunto il ruolo di colpevole, si sente responsabile della natura del rapporto.
Questa breve disamina dei motivi per cui la donna continua a subire maltrattamenti si può concludere parlando della COLLUSIONE, le vittime colludono con i partner, diventando oggettivamente complici.
La collusione (Vocabolario Treccani) “è un’intesa segreta tra 2 persone per conseguire un fine illecito mediante tradimento della fiducia di terzi”. È sinonimo di complicità. La donna rimane collusa all’aggressore, non ha forza di reagire, perde la percezione della violenza subita l’aggressore ha il compito di controllare l’altro, tenerlo incastrato, sedurlo per tenerlo a sé, la vittima interiorizza, prende dentro di sé il conflitto, il carnefice proietta il suo stato patologico. I membri della coppia sono incastrati: il narcisista seduce la vittima con l’immagine buona di sé e l’altro non riconosce in tempo il maltrattante quando lo farà non ha più risorse perché la relazione è ambigua; una sorta di intersoggettività caratterizza la relazione, la patologia del singolo si incastra nella dinamica di coppia.
ALTRE FORME DI MALTRATTAMENTI
La descrizione e le osservazioni relative alle dinamiche nelle situazioni di maltrattamenti all’interno di una coppia o di una famiglia si possono riscontrare in altre situazioni relazionali come il bullismo e il mobbing in azienda.
Nel caso del Bullismo la scuola, come palestra di apprendimento per la vita, nasconde, nel suo tessuto di relazioni tra coetanei, una cultura di violenza che in questi ultimi anni viene maggiormente presa in considerazione dagli adulti. Infatti le sfide più grandi che i ragazzi e le ragazze devono affrontare non sono tanto le interrogazioni o gli esami, ma i processi di inserimento nel gruppo dei coetanei e l’intreccio di relazioni con gli adulti-insegnanti.
Il Mobbing, la guerra psicologica sul posto di lavoro, può essere inteso come incontro tra desiderio di potere e perversività, la dinamica è la stessa: rifiutare una comunicazione diretta, squalificare, isolare, screditare. Si dovrebbe incentivare all’interno dell’azienda una Formazione che aiuti i lavoratori a affrontare il conflitto in maniera costruttiva e non distruttiva detto in altri termini non alimentare una cultura del litigio. Le forme che il mobbing può assumere sono molteplici: dalla semplice emarginazione alla diffusione di maldicenze, dalle continue critiche alla sistematica persecuzione, dall’assegnazione di compiti dequalificanti alla compromissione dell’immagine sociale nei confronti di clienti e superiori. Nell’azioni più gravi si arriva anche al sabotaggio del lavoro e ad azioni illegali.
CONCLUSIONI
La perversione relazionale si può riscontrare in ambiti diversi, anche se l’argomento del presente elaborato ha riguardato la coppia, dobbiamo osservare che nella società attuale gli eventi di violenza, maltrattamento sono spesso oggetto di articoli di cronaca. Si parla di violenza di genere per riferirsi alla violenza contro le donne, ma una riflessione sento di doverla fare: la violenza non è relativa al genere ma alla tipologia della struttura di personalità degli attori coinvolti nella relazione. Nei codici giuridici non c’è distinzione maschio/femmina ma si dettano le norme relative alla persona. La dimostrazione che non si tratta di violenza di genere è nell’osservare che nel Bullismo vittima e carnefice possono essere dello stesso sesso cosi come all’interno di una azienda il Mobbing si può manifestare tra due colleghi dello stesso sesso. Il maltrattante ha un disturbo di personalità così come la vittima presenta tratti che si incastrano perfettamente nell’ingranaggio. Le relazioni intime in generale si prestano ad essere generatori di violenza: famiglia, la scuola, le aziende, i circoli ricreativi, in ogni luogo dove le persone si relazionano possono nascere conflitti che sfociano nel tempo in maltrattamenti, in abusi. Bisogna insegnare già dalle scuole il rispetto di sé stessi e dell’altro e a saper riconoscere le situazioni potenzialmente pericolose. Purtroppo attualmente il narcisismo è diventato una caratteristica comune, sia negli uomini che nelle donne, Lash (1979) afferma che all’interno della società si è sviluppata la cultura del narcisismo, caratterizzata da edonismo, autoreferenzialità ed egoismo.
Autore: Dott.ssa Sandra Salvati
BIBLIOGRAFIA
1. Marie-France Hirigoyen: Molestie morali – la violenza perversa nella famiglia e nel lavoro – Enaudi (2000)
2. S. Filippini: Relazioni Perverse – La violenza psicologia nella coppia – Franco Angeli (2014)
3. Montecchi: I figli nelle separazioni conflittuali e nella (cosiddetta PAS) – II ed. Franco Angeli (2016)
4. O. Kernberg: Relazioni d’amore – normalità e patologia – Raffaele Cortina Editore (1995)
5. C. Lash: La Cultura del narcisismo – editore Neri POZZA 2019
6. S. Salvati: Il Mobbing – AIPG Corso di Formazione in Psicologia, Psicopatia Forense Roma (2001)
7. V. Paolillo: Mobbing “branco omicida? Un Kit di sopravvivenza…” Scione Editore Roma (2000)
8. S. Carrettin, Recupero N.: il Mobbing in Italia – Edizioni Dedalo Bari (2001)